Come molti di voi sapranno Ubuntu è una distro basata su Debian. E come questa usa APT per la gestione dei pacchetti.
Questo va principalmente usato da linea di comando. Ma sono stati implementati molti tool per un utilizzo visuale. In questo modo, installare e disintallare pacchetti (software e applicazioni varie) risulta molto più agevole. Basta ricordare Synaptic o il gestore applicazioni di Ubuntu visto qualche articolo fa.
Una cosa fondamentale da sapere è che APT scarica e installa il software richiesto. Non dovrete cercare su internet il file di installo, scaricarlo ed installarlo. Farà tutto APT.
Per scaricare il software è ovvio che APT deve avere le coordinate di download. Per fare questo si avvale dei repository contenuti nel file sources.list locato in /etc/apt/ .
Ubuntu di suo ha già un sources.list molto ricco. Da questo sarà possibile installare il 99% del software necessario al lavoro, lo svago e tutto quello che serve fare con il pc.
Non di meno è possibile modificare il file per aggiungere o togliere nuove sorgenti di download. Location remote messe a disposizione dalle software house per consentire un facile download dei propri pacchetti distribuiti (è questo il caso di Skype e di Videolan – giusto per fare un paio di esempi).
Quando un repository non è inserito in default nel sources.list, in teoria dovremmo aprire con un editor di testo il file e scrivere manualmente le nuove coordinate.
Se sappiamo metter mano al file senza pregiudicarne la sintassi (senza pregiudicare quindi il corretto funzionamento del gestore pacchetti) siamo a cavallo. Anche perchè è molto più facile scrivere su un file di testo che modificare opzioni da finestre e controfinestre…
Se però non ci sentiamo pronti a questo passo e adoriamo cliccare sul tasto "OK", la nostra cara distro di mette a disposizione un tool apposito!
Dal menu System >> Administration clicchiamo su "Software Sources" (chi ha installato Ubuntu tutto in Italiano dovrebbe trovarsele tradotte le voci).
Essendo un’operazione critica, ci verrà richiesta la password di amministrazione. Digitandola ci apparirà la schermata seguente.
La prima scheda mostra i repository che per la distro hanno preminenza su tutti: i propri. Tutti i software disponibili su questi repository sono messi a disposizione dal team di Ubuntu.
Con un click del mouse sulla voce scelta è possibile disattivare o attivare la sorgente software. Ad esempio potremmo decidere di disabilitare tutti i repository per il download del codice sorgente. Oppure non avendo interesse all’installo di software proprietari, disabilitare il relativo repository.
Possiamo anche scegliere se scaricare i pacchetti dal server principale o da quello localizzato (in base alla nostra lingua).

La schermata "Internet Updates" ci permette di impostare gli aggiornamenti di sistema automatici.
Possiamo decidere cosa aggiornare e con quale frequenza controllare la disponibilità di nuovo software. Se proprio vogliamo possiamo anche scaricare automaticamente gil aggiornamenti e forzare l’installo degli update di sicurezza (opzioni sconsigliate perchè perdete il controllo del vostro sistema. Poi è sicuramente da evitare per chi usa sistemi altamente personalizzati).
La schermata "Third Pary" mostra i repository non gestiti da Ubuntu, ma messi a disposizione da terzi. Nel mio caso, vedrete nell’immagine i repository da cui ho scaricato ed installato Compiz.
E’ possibile aggiungere un repository cliccando su "Aggiungi" ed inserendo nella finestra successiva l’indirizzo del repository nel giusto formato.
Non preoccupatevi del formato, perchè il più delle volte farete un semplice copia incolla da una pagina web o da una mail . Ad ogni modo una sintassi di base è la seguente:
deb http://qualcosa.com/path [sezioni…]
#Per i sorgenti
deb-src http://qualcosa.com/path [sezioni…]
Ma non preoccupatevi più di tanto. Ne parleremo in seguito magari. A voi basta sapere di dover fare un giusto copia / incolla.
E’ forse molto più intuitiva, e consente la totale disconoscenza di una corretta sintassi, la schermata per la modifica del repository di parti terze.
Scegliamo il tipo (se binari o sorgenti), inseriamo l’indirizzo, il nome della distribuzione a cui fanno riferimento i file, i componenti. E possiamo anche inserire qualche commento. Se il repository è usato solo per un software, sarà meglio scrivere qualcosa tipo: "repository usato per installare NomeSoftware".
La scheda "Authentication" serve per gestire le chiavi pubbliche gpg che assicurano l’integrità del software installato.
Non sempre è necessaria la chiave gpg, ma se questa c’è è utile utilizzarla, al fine di essere sicuri cosa si sta installando.
Se la chiave è data dal vendor, basterà caricarla cliccando su "Import Kay File". Se il repository di riferimento viene poi cancellato, meglio eliminare anche la chiave gpg di riferimento.
L’ultima scheda serve per abilitare le statistiche: ovvero l’invio ai server Ubuntu di informazioni sul nostro software installato. Ovviamente, meglio non abilitarle per questione di privacy. Se poi volete fatelo, non muore nessuno.
Spero sia tutto (quasi) chiaro.
Grande, sta cosa non la sapevo, io il sources.list lo modificavo da terminale…così in effetti è + comodo e sicuro.
Grazie.
Si, comodo, ma editare il sources.list con un editor di testo è più pratico.
Abilitare o disabilitare un repository sta nel cancellare o scrivere un #
Vabbè… io direi che è un piccolo passo per Linux, ma un grande passo per il soho 🙂