Intesa: un nuovo modo di dire imposizione

La Marcegaglia non riesce proprio a capacitarsi che gli operai della FIOM abbiano detto no all’accordo. E nemmeno io riesco a farmene una ragione! D’altra parte cosa chiedeva la FIAT se non qualche piccolo minuscolo sacrificio:

  • Orari di lavoro spalmati su h24
  • Settimana lavorativa che inizia lunedì alle 6 e finisce domenica alle 6
  • Limitazioni al diritto allo sciopero
  • Malattie non retribuite nei primi tre giorni
  • Mezz’ora di pausa pranzo (a degli operai che montano un’utilitaria!!!)

Questo e piccole altre cosette, corredate da un salario più o meno da fame. L’alternativa? Vanno in Polonia a produrre la Panda! Bravi, bis, ancora una volta con la capriola!

Quindi, spostate la produzione dell’utilitaria più comprata dagli operai italiani in un posto dove l’operaio non potrà mai comprarsi una Panda (altrimenti mica ci andate lì). Alla fine avrete sulla Panda un margine più alto, ma solo ipotetico, perché chi di solito compra la vostra auto sarà senza lavoro e mai e poi mai si sognerà di fare l’acquisto.

Ancora una volta l’imprenditoria italiana esce allo scoperto. L’unico modo che hanno per guadagnare è abbassare il costo del lavoro. L’unica strada che vedono è questa. Niente discorsi basati su qualità, sostenibilità, mercati interni ed esteri. Questi fanno una macchina su una catena di montaggio e vedono solo quanto gli costa.

Bene, vi costerà molto meno se la fate in Polonia. Limiterete una inevitabile perdita.

PS: è chiaro al mondo che l’unico motivo che spinge la FIAT a trattare per rimanere il Italia è la possibilità di ricattare la politica e farsi riconoscere nuovamente gli incentivi statali. Così le auto che vendono le pagherà anche chi è senza patente 😉