Paolo Borsellino – Palermo 1992

Era il 1992 e lo ricordo bene quel caldo pomeriggio di luglio. C’era caldo, tanto caldo, ma è normale nelle estati siciliane stare intorno ai 35 gradi.

Molte facce erano tristi, pensierose. Una speranza si era spenta qualche mese prima. Giovanni Falcone e la sua scorta erano stati fatti esplodere sull’autostrada a Capaci. Qualcuno era stato tanto bravo da mettere mezza tonnellata di tritolo sotto l’asfalto passando apparentemente inosservato.

Si era tutti tristi per quel fatto, ma era rimasta una speranza. Paolo Borsellino.

Certo, gli mancava Falcone. Insieme erano riusciti a far tremare cosa nostra più di una volta. Il maxiprocesso è andato come è andato grazie a loro. Però anche da solo Borsellino aveva la forza non solo per portare avanti le indagini ed incastrare delle carogne (fra l’altro solitamente ben note), ma anche per scuotere le coscienze. Ed è proprio di questo che avevano paura i grandi ed i piccoli capi. La paura è che la gente, per il tramite di certi simboli di ribellione, potesse cominciare essa stessa a ribellarsi.

Ma dicevo, era un caldo pomeriggio, guardavo stancamente la TV dopo essermi fatto una doccia rinfrescante. Di colpo tutti i programmi si interrompono e parte un’edizione straordinaria dei TG. Si parla di un’auto-bomba a Palermo. In via D’Amelio. C’era la scorta di Borsellino sul posto. I cadaveri sono sparsi un po’ ovunque, è una strage. Di Borsellino ancora non si sa niente. Forse è riuscito a scampare alla bomba. Il corpo non è stato trovato.

Mentre già si piangono gli uomini della scorta ed altra povera gente che stava lì, si ha almeno la speranza che non si sia arrivati all’obiettivo.

Passano meno di dieci minuti ed il corpo senza vita del Giudice Borsellino viene trovato.

Alla notizia della bomba ricordo informai mio padre di corsa. Era in bagno a fare la barba e tirò un pugno al lavandino. Dopo qualche minuto, alla notizia della morte di Borsellino, non dimenticherò mai lo sconforto nei suoi occhi. Probabilmente avevo la stessa espressione. Forse tutti avevamo un’aria da "basta è finita e abbiamo perso".

Tutti noi sappiamo di chi fu la colpa di tanti morti. Non si parla solo di mafia. La mafia è stata esecutore, carnefice e prima benefattrice delle stragi. Ma da nessuna parte sarebbero potuti andare un pugno di pistoleros senza l’appoggio dello stato.

Non si fanno entrare centinaia di chili di tritolo senza che nessuno ne sappia niente. Non si mettono esplosivi sotto strade senza che nessuno se ne accorga. Non si lascia un 126 parcheggiato in Via D’Amelio dopo un ordine di sgombero di tutti i mezzi.

Sono cose sotto gli occhi di tutti. Tutti sanno e l’omertà della stampa non ci farà dimenticare mai quanto di buono hanno fatto degli eroi, come non ci farà mai dimenticate quanto di marcio abbiamo ancora in casa. Se poi il marcio lo si nomina pure senatore a vita nonostante la sentenza reciti che:

«con la sua condotta (…) (non meramente fittizia) ha, non senza personale tornaconto, consapevolmente e deliberatamente coltivato una stabile relazione con il sodalizio criminale ed arrecato, comunque, allo stesso un contributo rafforzativo manifestando la sua disponibilità a favorire i mafiosi»

Non dobbiamo mai dimenticare cosa c’hanno tolto, ma nemmeno come c’hanno lasciato.

Un Siciliano che come tutti gli altri sa come stanno le cose