Ci si riduce ad una guerra fra poveri

Ieri sera guardavo Report su Rai Tre. Come sempre una bella puntata, ma di quelle che ti fanno rodere parecchio. Si è parlato di contribuzione. Contribuzione da parte dei lavoratori dipendenti, da parte dei liberi professionisti, da parte delle imprese.

Come sempre l’assunto finale è uguale per tutti: in Italia se paghi le tasse onestamente, non puoi farcela. Non ha importanza che tu sia un dipendente, un libero professionista o un imprenditore. Se provi a fare la persona onesta, semplicemente non puoi sopravvivere.

Il Ministro Elsa Fornero, capisce bene la gravità della situazione, ma ce la propina come indispensabile, visto l’altissimo rischio che l’Italia sta vivendo.

Su questo mi sento di darle pienamente ragione. È vero che i politici, dal dopo guerra ad oggi, hanno solo distribuito caramelle senza badare a spese. I carrozzoni elettorali si sprecano in Italia ed era logico prima o poi aspettarsi una stretta in tal senso. Un sistema non sostenibile non può che collassare su se stesso, e questo i tecnici al governo lo sanno bene, ma non perché siano i massimi esperti in materia. È del tutto scontato immaginare che un sistema che spende più di quello che incassa prima o poi fallisca. Non ci vuole certo un nobel per l’economia, per accorgersi della cosa.

Si sta pensando a sistemare la situazione e giorno dopo giorno ci dicono che certe cose non si fanno in un giorno. Ci si dice che un domani vedremo i grandi risultati di questa politica economica. Nel frattempo la situazione è questa:

  • Io che sono una partita IVA pago il 27,72% alla gestione separata. A questo aggiungo l’80% come anticipo per l’anno successivo. Lo stato assume che ogni anno io fatturerò la stessa cifra e comunque mai meno dell’anno precedente. Se poi non è così, se ne frega.
    Non avrò mai una pensione, perché ad oggi, chi come me è iscritto alla gestione separata, subisce continue riforme che gli rendono impossibile maturare una pensione decente. Dovrei farmi una pensione integrativa.
    Ogni partita IVA sarebbe felice di poter sottoscrivere una pensione integrativa, ma dopo il 27,72% di INPS, l’80% di questo in anticipo, il 20% di ritenuta d’acconto, le maggiorazioni IRPEF comunali e regionali, l’IRAP ed altri cazzebubboli, la vedo dura trovare qualche centesimo da mettere di lato in un buon fondo pensione.
  • Un dipendente paga il 33% di previdenza. Un terzo dello stipendio. Tantissimo. Soprattutto perché ora è passato dal sistema retributivo a quello contributivo. Quindi, pur pagando cifre spropositate, queste non saranno in grado di garantirgli una pensione equa.
    Per loro è stato studiato il metodo della pensione integrativa pagata con i soldi del TFR, che l’azienda è tenuta a versare e non più ad accumulare.
    Il provvedimento ha tolto liquidità alle imprese e non è in grado di garantire una pensione degna, perché il presupposto di partenza è stato un abbassamento degli importi ed un innalzamento dell’età pensionabile.
    Di fatto le aziende spendono di più, i lavoratori pagano più contributi e fondi pensione, le pensioni sono più basse o, in certi casi, invariate, ma con maggior spesa contributiva.
  • Un muratore paga il 45% di contributi. Totalmente assurdo da un punto di vista sociale ed economico. Il lavoro in edilizia è pensante. Crea tantissimo valore per il sistema economico (gli immobili sono case, uffici, banche, fabbriche…) e nessuno può pensare che un muratore possa lavorare per 40 anni continuativamente percependo uno stipendio di 1.300 € al mese.
    Non lo giustifico, visto che si parla di cifre sempre ridicole, ma avrebbe molta più logica per un impiegato, che verosimilmente può lavorare 40 anni continuativamente. Non può farlo un operaio edile che deve avere, gioco forza, anche una certa prestanza fisica.
    Quanto può essere produttivo un muratore 70enne su un’impalcatura?

L’esempio dei muratori vale per tutto coloro che svolgono lavori usuranti. Pensiamo agli operai in fornace, che oltre a lavorare in ambienti malsani, sono anche costretti a turnazioni h24. Loro rispondono alle esigenze dell’azienda e del comparto produttivo, ma cosa ne ricevono in cambio?

E d’altra parte, io azienda che voglio crescere, in una manzione che richieda doti fisiche di un certo tipo, perché non posso mandare in pensione lo stanco operaio ultra sessantenne in ragione di un giovane lavoratore?

Il motivo di tutto è sempre uguale. C’è un problema che questo governo pensa di risolvere. Ma lo si fa senza lungimiranza. Si taglia a tutti, senza distinguere chi ha avuto privilegi eccessivi da chi già prima stava male, e si aumentano le tasse a coloro che le hanno sempre pagate.

Risulta molto più facile imporre le tasse a chi le paga. Ma è una cosa sostenibile? Assolutamente no. Il motivo che ne sta alla base è lo stesso per cui un contribuente onesto decide di diventare un evasore: non può pagare e si convince che l’onestà gli costerà solo altre tasse, quindi preferisce evadere, perché percepisce la cosa come un minor rischio rispetto all’essere onesti.

Partita IVA

Da qui parte la guerra fra poveri. I partita IVA (di cui faccio parte) sono tacciati di essere i primi evasori italiani. In realtà non è così. Le finte partite IVA esistono in quanto un imprenditore che ha bisogno di forza lavoro, non vuole assumere il lavoratore ed allora lo costringe ad esternalizzarsi. Impone al lavoratore di diventare una risorsa a richiesta. Se il lavoratore non fattura, non verrà pagato.

Conosco personalmente gente che lavora a partita IVA, ma non ha idea nemmeno di cosa comporti la cosa, perché tutta la parte burocratica è svolta dal datore di lavoro: "…la mia partita IVA la gestisce il mio capo, faccia quello che vuole, ma la dichiarazione dei redditi se la paga lui…". Questa è una frase che ho sentito assai spesso. Il boom c’è stato con l’entrata in vigore del regime dei minimi: partita IVA senza essere soggetti IVA, metodo della cassa e non della competenza, nessuna scrittura contabile obbligatoria, paghi solo le tasse una volta l’anno e gli anticipi INPS. Un regime perfetto per un imprenditore che ha lo scopo di trasformare i dipendenti in partita IVA da controllare facilmente e senza troppi costi.

Poi ci sono i partita IVA come me che cercano di trovare un motivo imprenditoriale alla loro esistenza. Gente che si approccia al mercato pensando che bastino competenze, buona volontà e sudore. Poi si scopre che è tutto un grande bluff perché più guadagni più incombenze amministrative e finanziarie hai da smaltire.

Una partita IVA consulenziale (parliamo quindi di un imprenditore) si vede trattenuto il 20% del compenso dal committente. Come se questo fosse il suo datore di lavoro. Questa è liquidità sottratta al sistema produttivo. La incassa lo stato, subito e senza dilazioni. Il drammatico tributo 1040 le partite IVA lo pagano entro il 16 del mese successivo al pagamento, ed il versamento è a cura del cliente, qualora questo fosse un soggetto professionale.

Ogni partita IVA che non incassa il 20% di ritenuta alla fonte, rischia pure di ripagarlo a fine anno. È infatti obbligo del cliente che ha pagato il 1040, inviare al fornitore la "certificazione dei compensi", in cui dichiara di aver versato il data X quel o quei 20%. Esattamente come fa un datore di lavoro che a fine anno consegna il CUD al dipendente.

Ma allora, siamo o non siamo imprenditori? Perché a noi è precluso l’accesso al credito professionale? Perché si mina alle basi l’attività distruggendone la liquidità?

Se un partita IVA può, evade per sopravvivere.

I lavoratori dipendenti

Qui abbiamo due categorie di dipendenti da considerare: i pubblici ed i privati. Sono due entità del tutto differenti. Magari fanno lo stesso identico lavoro, ma in Italia, se sei del pubblico hai un certo trattamento, nel privato uno totalmente diverso.

Anche qui, non si deve condannare l’uno piuttosto che l’altro. Perché questo governo sta riuscendo a far entrare nei contratti pubblici, tutto il peggio della contribuzione e trattamento lavorativo dei dipendenti del comparto privato.

Un esempio: lo sapevate che un lavoratore pubblico ha diritto di mettersi in malattia se suo figlio piccolo sta male? Mentre, se sta male il figlio di un dipendente del comparto privato, questo per badare al figlio è costretto a mettersi in ferie, erodendo le giornate di riposo che gli spettano.

Questo succede perché sono cattivi di dipendenti pubblici? Assolutamente no! In Italia i dipendenti pubblici sono una grande fetta di elettorato ed hanno sempre rappresentato una forza lavoro dominante. Se stai a contratto indeterminato in una pubblica amministrazione, non ti cacciano nemmeno sciogliendoti i cani dietro. Questo lo dobbiamo ai nostri politici che, prima hanno garantito il lavoro sicuro, dopo hanno garantito ulteriori diritti, giustissimi e che spero nessuno intacchi mai, ma che hanno creato una fortissima sperequazione sociale ed un distanziamento fra gruppi omogenei della classe media.

Oggi, invece di adeguare le garanzie di tutti i lavoratori verso standard europei, il gioco è quello di livellare tutti in basso. Fateci caso: si parla solo di privilegi ingiusti, mai di diritti mancanti. Ogni cosa ci è presentata dai media come uno spreco. Vengono aboliti diritti, mascherandoli da privilegi.

Poter stare a casa per badare al figlio malato, deve essere un diritto di tutti, non un privilegio di pochi. Uno stato serio, deve creare le condizioni per cui tale diritto venga allargato a chiunque. Una politica che presenta le conquiste della classe media, come una distorsione da eliminare, è una politica cattiva, che ci vuole fregare. L’aver dato il diritto a pochi, permette oggi di presentarlo come un ingiusto privilegio al fine di creare consenso nella sua eliminazione.

Il comparto dei dipendenti privati ha risolto i problemi uscendo fuori dalla legalità: i fuori busta. In Italia i "fuori busta" sono la norma. Si stabilisce uno stipendio calcolando una quota che verrà data in nero al lavoratore, con grande risparmio e convenienza per entrambi:

  • Il lavoratore è regolarmente registrato nei libri paga, infortunistica, presenze. Un controllo andrà sempre a finire bene. Se si fa male in un momento in cui non doveva essere lì, basterà dichiarare a posteriori che stava svolgendo straordinario.
  • Il datore di lavoro risparmia tantissimo. È più competitivo nel mercato. Lo è però, rispetto agli imprenditori onesti.
  • Il lavoratore guadagna di più. Il ragionamento che gli fa il datore di lavoro è semplice: vero che non avrai contributi versati, ma in regola mi costeresti 100 e tu ne incasseresti solo 40. In nero mi costi 60 e te li incassi tutti tu.

Ci sono solo vantaggi e la persecuzione legale di certi comportamenti è assai difficile.

Dipendenti pubblici

Se qualcuno ha colpa, questa categoria una mano sulla coscienza dovrebbe passarsela. D’altra parte è una categoria messa in croce ultimamente, anche troppo.

I politici, dopo aver creato il mostro, ora lo vogliono abbattere, distruggendo quello che di buono è stato fatto. Vogliono distruggere i diritti che i lavoratori hanno acquisito in questi anni. Invece di estenderli a tutti, si tende a comprimere il benessere adducendo motivazioni assai discutibili, come il fatto che altri lavoratori non possono godere degli stessi privilegi.

Si torna a parlare di diritti importanti, come fossero *caramelle*. Esattamente come diceva ieri sera il ministro Fornero. I diritti sono ridotti a caramelle che ci stanno togliendo di mano, in maniera indiscriminata.

Nessuno può nascondersi dietro un dito. Tutti sappiamo che il comparto pubblico è fatto da tanta gente che ha l’unico scopo di aspettare lo stipendio a fine mese. Ma c’è altrettanta gente che lavora, e produce benessere e ricchezza sociale, spesso facendo anche il lavoro di chi sta seduto sulla scrivania a guardare le lancette dell’orologio girare. È giusto colpire entrambi allo stesso modo?! Non dimentichiamo per si parla di gente che produce beni e servizi per la collettività.

Tutti sulla stessa barca

Quello che vorrei si capisse è che siamo tutti sulla stessa barca. Partita IVA, dipendenti pubblici, dipendenti privati. Chiunque di noi che cerchi di portare avanti la propria attività onestamente è considerato dal fisco una vacca da mungere. Più lavori, più paghi, per più tempo pagherai, perché altrimenti non so dove andare a prendere i soldi. Questo succede in Italia se sei onesto.

Simmetricamente, questo tipo di politica, aumenta la convenienza all’evasione fiscale. Perché un evasore è tale? Perché è cattivo, carogna, è un parassita sociale? Delle volte sì. Ma quando si parla di capitali spostati in paradisi fiscali, oppure di evasori totali o di disonesti e basta.

Quello che si sta vedendo ora è la finta evasione: persone assolutamente strozzate dai debiti col fisco che risultano evasori per il solo fatto di non poter pagare. D’altra parte, in un calcolo di convenienza, è sempre più facile che le sanzioni che si rischiano in caso di controlli, siano oramai molto vicine a quanto comunque dovrei pagare se fossi onesto. Se poi non posso proprio pagare, allora la conseguenza è naturale.

A queste condizioni l’evasione fiscale non può che continuare ed aumenterà. Non si danno incentivi alle imprese, non c’è liquidità. Quella poca che potrebbe farsi circolare, lo stato la pretende in pagamento a scadenze sempre più ravvicinale.

Tutto si sta risolvendo in una guerra fra poveri. I liberi professionisti che si sentono dipendenti usa e getta, i dipendenti che si sentono minacciati dai partita IVA, i pubblici che stanno vedendo erodere i propri diritti. Il tentativo del governo è chiaro: indebolire la forza contrattuale dell’offerta lavoro per abbassare redditi e quindi il costo del lavoro.

Di piani industriali seri per ora, ne Monti, ne Fornero, ne il superministro (da un po’ latitante) Passera, ne hanno mai parlato. Secondo loro il problema è che si spende troppo, ma un qualsiasi studente di ragioneria del secondo anno, sa benissimo che quando il PIL diminuisce rispetto agli anni precedenti, il problema è ben diverso e molto più grave: si produce poco!

One thought on “Ci si riduce ad una guerra fra poveri”

  1. TUTTO BENE TUTTO OK TUTTO VERO
    gli imprenditori,i politici i dipendenti pubblici e privati…….
    manca solo un pensiero per i SINDACATI

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